Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, III.djvu/736

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i934: critica letteraria 2237 logia e specialmente la sintassi. Il Manzoni sciacquò in Arno il suo lessico personale lombardizzante, meno la morfologia e quasi | affatto la sintassi, che è più connaturata allo 58 stile, alla forma personale artistica e all’essenza nazionale della lingua. Anche in Francia qualcosa di simile si verifica come contrasto tra Parigi e la Provenza, ma in misura molto minore, quasi trascurabile; in un confronto tra A. Daudet e Zola è stato trovato che Daudet non conosce quasi più il passato remoto etimologico, che è sostituito dalTimperfet- to, ciò che in Zola si verifica solo casualmente. Il Bellona scrive contro l’affermazione del Crémieux: « Sino al cinquecento le forme linguistiche scendono dall’alto, dal seicento in poi salgono dal basso». Sproposito madornale, per superficialità e per assenza di critica e di capacità di distinguere. Poiché proprio fino al Cinquecento Firenze esercita un’egemonia culturale, connessa alla sua egemonia commerciale e finanziaria (papa Bonifazio Vili diceva che i fiorentini erano il quinto elemento del mondo) e c’è uno sviluppo linguistico unitario dal basso, dal popolo alle persone colte, sviluppo rinforzato dai grandi scrittori fiorentini e toscani. Dopo la decadenza di Firenze, l’italiano diventa sempre più la lingua di una casta chiusa, senza contatto vivo con una parlata storica. Non è questa forse la qui- stione posta dal Manzoni, di ritornare a un’egemonia fiorentina con mezzi statali, ribattuta dall’Ascoli, che, più storicista, non crede alle egemonie [culturali] per decreto, non sorrette cioè da una funzione nazionale più profonda e necessaria? \ La domanda del Bellone!: «Negherebbe forse, il Crémieux, che esista (che sia esistita, avrà voluto dire) una lingua greca perché vi hanno da essa varietà doriche, joniche, eoliche?», è solo comica; mostra che egli non ha capito il Crémieux e non capisce nulla in queste questioni, ma ragiona per categorie libresche, come lingua, dialetto, «varietà», ecc. Cfr Quaderno 1 (xvi), pp. 61 - 61 bis. 24**