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476 della division d’arcadia

che benché si debba altrimente fare, pur quel che s’è fatto non è per dolo succeduto: e quasi le proposizioni ripugnino, quando a diversi punti riguardano; ed una cosa per fatto, un’altra per legge definiscono. Resta che per comprovarvi la violenza della vecchia ragunanza contro le leggi e loro difensori, dei quali la novella è composta, io vi offra il qui annesso consulto, le cui moderate e pacifiche risoluzioni furono quel giorno tanto oltraggiosamente conculcate, quando, come s’è dianzi accennato, essi le concordarono coll’autore del consulto, il quale, benché non ha mai curato parer promotore di quell’adunanza, ch’appena uscita fuori gli rivolse contro l’armi allor novelle de’ suoi satirici e le calunnie loro, per aver egli contro lor voglia composto quel Discorso sopra l’Endimione, pure non potranno niegare l’opera c’ha sempre a vantaggio di quella conferito, anche dopo l’offesa ricevuta, siccome testificano l’annesse parole d’una lettera dell’anno 1693 a lui scritta da Alfesibeo, allora custode, e per accidente sinora conservata, le quali son queste: «Gran parte della doglia mi leva il sentir da voi che non perciò abbiate abbandonata la tutela della povera Arcadia col prudentissimo riflesso che non dal commune ma da privato capriccio, o, per dir meglio, malignità, il disturbo deriva». Ed in un’altra lettera lo stesso Alfesibeo appella l’autore delle leggi e del consulto col medesimo elogio col quale, si magna licet componere parvis1, fu da Quinto Catulo appellato Cicerone, siccome le seguenti parole d’essa lettera suonano: «Non osando pretender da voi, che siete il padre della nostra Arcadia, maggior riguardo».

Questa confessione uscita da un cuore colmo di tanto onore e tanta probità, quanta sempre ha col medesimo usata prima ch’egli fusse deluso da qualche per altro eccelso e nobile spirito che tal separazione meditava e del cui consiglio il buon Alfesibeo incautamente s’avvaleva, fanno ben conoscere il torto fatto all’autor delle leggi col rifiuto dell’interpretazione, la quale per dritto naturale e civàie a lui appartenevaa 1: poiché, per servirmi delle parole di Bodino, «suae quemque legis ac sententiae inter-



  1. 1. in Praetoris 9, ff. de Pract. Stipulat.; 1. Non dubium, 1. ult. et ibi dd. de leg.
  1. Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore div2