Pagina:Gravina, Gianvincenzo – Scritti critici e teorici, 1973 – BEIC 1839108.djvu/80

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78 delle antiche favole

manca di pregio, tanto voi di gentilezza abbondate e di cortesia, che è parte della somma virtù de’ vostri maggiori, della quale non meno che della grandezza e dello splendore voi con gli eccellentissimi vostri fratelli siete interamente eredi. Li quali meriti non potevano maggior testimonianza sperare di quella che avete voi conseguita dal giusto e sommo arbitro degli onori e de’ premi Innocenzo xii, il quale, intento tutto a riporre la Chiesa nell’antica maestà e ad accrescere nonché a rendere con l’esempio ed opere sue immortali alla Santa Sede i primi e veri ornamenti, ha voi chiamato a grado sì sublime, perché in voi ha veduta risorta la somma virtù di Gregorio xiii, il di cui nome porta seco della vera gloria e della più salda pietà la viva immagine. Alla quale voi, sì come per ogni vostro costume, così sopra tutto vi rendete somigliante per lo culto e protezione delle belle arti e per la moderazione dell’animo, che in tanta grandezza conservate: per la qual virtù vi rendete della stessa vostra fortuna maggiore. Colla medesima benignità, che fuor del comune uso in tanta prosperità e grandezza ritenete, spero che abbiate ad accogliere queste mie brievi osservazioni, per attendere appresso da’ miei studi dono forse di voi più degno.

Sì come l’affermazione contiene percezione della cosa che si afferma, così la negazione contiene percezione dalla quale si esclude la cosa che si niega, e l’opinion falsa, in quanto falsa, nulla di positivo comprende, ma è percezione scema, da cui la mente non si svelle se non coll’incontro e con la percezione dell’intero. Perché l’errore non si compone dall’immaginazione di cosa che non ha esistenza sul vero, ma dalla mancanza d’idea atta ad escluder l’esistenza della cosa per quell’immaginazione rappresentata [...].