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3 IL CONQUISTO DI GRANATA 4



Son questi de gli eroi, donde traete
Il sublime natal, gli avoli egregi:
E canuti da me quì sentirete
Di lor pietà, di lor valore i fregi:
Voi gli osservate, e rinovar potrete
Con lode egual, ma con diversi pregi,
L’un forte e giusto, e l’altra saggia e bella,
Di Ferrando le glorie, e d’Isabella.

Già il confine del verno il sol varcato
Col decimo anno il novo april traea,
Da che di zelo il gran Ferrando armato
I Mori a debellar l’armi movea:
E già in battaglia il Saracin fugato
Alfio rinchiuso entro Granata avea,
Che dì ripari e di guerrier’munita
L’ira del vincitor sprezzava ardita.

Su due colli Granata altiera siede,
E abbraccia il pian che fra di loro è posto.
Su la cima de l’un sorto si vede
II castello Algazzare a Borea esposto.
La rocca detta Allambra, ove risiede
Il re, s' innalza sovra il giogo opposto,
Cupe fosse, alte torri, eccelse mura
La superba città fanno sicura.

Con l’ onde cristalline il Dauro umile
Bacia la reggia, e la città divide;
E fuor d’essa congiunto al rio Genile
Bagna il terren cui lieto il cielo arride:
Quivi al dolce spirar d’aura gentile
Con solleciti fiori il campo ride:
Verso Aquilone, e donde il sole ascende
Sino a l’ occaso il fertil pian si stende.

Ma di monti scoscesi aspra catena
Verso il meriggio insino al mar s'innalza
E di neve e di gel l’ ispida schiena
Copre verno continuo al’erta balza
E la rigida brina i fiori incalza.
Tal con aspetto vario, e circondata
Da stagioni diverse era Granata.

Il re cristian, che inespugnabil mira
Intanto di Granata il sito e l’arte,
Non approva gli assalti, e in sé raggira,
Come il sangue dei suoi risparmi in parte
Quinci a domar con lungo assedio aspira
L’ ostinata cittade; onde comparte
Guardie opportune, e a le rinchiuse genti
Procura d'impedir nuovi alimenti.

Scorre i campi il Cristiano, e in tua balia
Sono i luoghi più noti ormai ridotti:
Atlanta gli ubbidisce, ed Almeria,
Onde i cibi a Granata eran condotti:
D’ogni lato in tal guisa ei proibia
A la turba infedel le biade e i frutti,
E sperava espugnar vie più sicuro
Con famelica guerra il forte muro

Come talora il cacciator sagace
Per le nomadi selve o per l'ircane,
Schivando d'affrontar belva rapace,
Suole i varchi serrar, cinger le tane:
Così intorno chiudean la pertinace
Combattuta città l'armi cristiane,
Che scorrevano i colli e la campagna,
Cui misto col Genile il Dauro bagna.

E già con gravi angoserie il popol moro
Prova d' orrida fame aspra sciagura;
E non giovano in tanta angustia loro
Insuperabil sito, e vaste mura.
Sol porgea con le prede alcuno ristoro
Al famelico stuol la notte oscura:
Ma questo ancor già cessa; onde il periglio
Cerca dal re pagan presto consiglio.

Da che inondar con barbari furori
L’armi africane il bel paese ibero;
Volgean mille anni che soffria dei Mori
L' usurpata città giogo severo.
Dopo lunghe discordie e varii errori
Allor dei Saracini avea l’impero
Il tiranno Bandele, uom che feroce
Di costumi è crudel, di volto atroce.

Fra le risse civil questi agitato
Ora perdente, or vincitor divenne:
Sin che l’emulo suo vinto e scacciato
Lo scettro di Granata al fine ottenne.
Chiese dunque costui nel grave stato
Il parer de’ più saggi: onde a lui venne
Il solito consiglio, e in varie guise
Convenienti al grado ognun s’assise.

Sotto serico ciel d’oro stellante
Ricco trono eminente il re premea:
E 'l giovinetto Osmino, e ’l vecchio Alvante,
A destra l’ un, l’altro a sinistra avea.
Quei di virtute egregio e di sembiante
Dal regio sangue origine traea,
E col proprio valor de’ suoi maggiori
A le glorie aggiungea novi splendori.

L’altro grave d'etade, e più d’aspetto,
Del gran re tingitano e ambasciatore,
Uom d’accorto parlar, d’alto intelletto,
Di spirti eccelsi, e d’animoso core.
Venne in Granata ei ne’ primi anni eletto,
Che la guerra avvampò, dal suo signore,
Di cui con autorevole sembianza
La dignità sostiene e la possanza.

Siede Agramasso appresso a lor, che tiene
Sovra l' armi del re libero impero.
Di lignaggio real la madre Argene
Lui con novo splendor rende più altero.
Placido nel sembiante egli ritiene
Misto a dolci maniere il cor guerriero,
E congiunge egualmente, e saggio e forte,
L’arti de la milizia, e de la corte.