Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/108

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sotto il vel d’onestate.

Ama dunque il tuo Silvio,
ma non giá te, sorella.
Amarilli. E quale è questa dea,
ché certo esser non può donna mortale,
che l’ha d’amore acceso?
Corisca. Né dea né anco ninfa.
Amarilli. Oh che mi narri!
Corisca. Conosci tu la mia Lisetta?
Amarilli. Quale
Lisetta tua? la pecoraia?
Corisca. Quella.
Amarilli. Di’ tu vero, Corisca?
Corisca. Questa è dessa,
questa è l’anima sua.
Amarilli. Or vedi se lo schifo
s’è d’un leggiadro amor ben provveduto!
Corisca. E sai come ne spasima e ne muore?
Ogni giorno s’infinge
d’ire a la caccia. ...
Amarilli. Ogni mattina a punto
sento su l’alba il maladetto corno.
Corisca. ... e sul fitto meriggio,
mentre che gli altri sono
piú fervidi ne l’opra, ed egli allotta
da’compagni s’invola e vien soletto
per via non trita al mio giardino, ov’ella
tra le fessure d’una siepe ombrosa,
che ’l giardin chiude, i suoi sospiri ardenti,
i suoi prieghi amorosi ascolta, e poi
a me gli narra e ride. Or odi quello
che pensato ho di fare, anzi ho giá fatto,
per tuo servigio. Io credo ben che sappi
che la medesma legge, che comanda
a la donna il servar fede al suo sposo,
ha comandato ancor che, ritrovando