Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/138

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tu solo avvicinasti

l’ésca pericolosa
al focile d’Amor, tu il percotesti
e tu sol ne traesti
le faville, onde è nato
l’incendio inestinguibile e mortale.
Ma sallo il ciel, se da buon fin mi mossi
e se fu sol pietá che mi c’indusse.
Oh sfortunati amanti !
oh misera Amarilli!
oh Titiro infelice! oh orbo padre!
oh dolente Montano!
oh desolata Arcadia! oh noi meschini!
oh, finalmente, misero e infelice
quant’ho veduto e veggio,
quanto parlo, quant’odo e quanto penso!
Coro. Oimè! qual fia cotesto
si misero accidente,
che’n sé comprende ogni miseria nostra?
Andiam, pastori, andiamo
verso di lui, ch’a punto
egli ci vien incontra. Eterni numi,
ah ! non è tempo ancora
di rallentar lo sdegno?
Dinne, Ergasto gentile:
qual fiero caso a lamentar ti mena?
Che piangi?
Ergasto. Amici cari,
piango la mia, piango la vostra, piango
la mina d’Arcadia.
Coro. Oimè! che narri?
Ergasto. È caduto il sostegno
d’ogni nostra speranza.
Coro. Deh! parlaci piú chiaro.
Ergasto. La figliuola di Titiro, quel solo
del suo ceppo cadente e del cadente