Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/164

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Dorinda. Silvio? oimè! che ne sai?

Linco. Riconosco il suo strale.
Dorinda. Oh dolce uscir di vita,
se Silvio m’ha ferita!
I.inco. Eccolo a punto in atto
ed in sembiante tal, che da se stesso
par che s’accusi. Or sia lodato il cielo,
Silvio, ché se’ pur ito
dimenandoti si per queste selve
con cotesto tuo arco
e cotesti tuoi strali onnipotenti,
c’hai fatto un colpo da maestro. Dimmi,
tu che vivi da Silvio e non da Linco:
questo colpo, che hai fatto si leggiadro,
è fors’egli da Linco o pur da Silvio?
O fanciul troppo savio,
avessi tu creduto
a questo pazzo vecchio !
Rispondimi, infelice:
qual vita fia la tua, se costei more?
So ben che tu dirai
ch’errasti e di ferir credesti un lupo,
quasi non sia tua colpa il saettare
da fanciul vagabondo e non curante,
senza veder s’uomo saetti o fèra.
Qual caprar, per tua vita, o qual bifolco
non vedestú coperto
di cosi fatte spoglie? Eh, Silvio, Silvio!
chi coglie acerbo il senno,
maturo sempre ha d’ignoranza il frutto.
Credi tu, garzon vano,
che questo caso a caso oggi ti sia
cosi incontrato? Oh, come male avvisi!
Senza nume divin, questi accidenti
si mostruosi e novi
non avvengono agli uomini. Non vedi