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Carino. In un cespuglio d’odorato mirto

poco prima i’ l’aveva
ne la foce d’Alfeo trovato a caso:
per questo solo il nominai Mirtillo.
Montano. Oh, come ben favole fingi ed orni!
Han fere i vostri boschi?
Carino. E di che sorte!
Montano. Come noi divoráro?
Carino. Un rapido torrente
l’avea portato in quel cespuglio e quivi
lasciatolo, nel seno
di picciola isoletta,
che d’ogn’intorno il difendea con l’onda.
Montano. Tu certo ordisci ben menzogne e fole!
Ed era stata si pietosa l’onda,
che non l’avea sommerso?
Son si discreti in tuo paese i fiumi,
che nudriscon gl’infanti?
Carino. Posava entr’una culla; e questa, quasi
discreta navicella,
d’altra soda materia,
che soglion ragunar sempre i torrenti,
accompagnata e cinta,
l’avea portato in quel cespuglio a caso.
Montano. Posava entr’una culla?
Carino. Entr’una culla.
Montano. Bambino in fasce?
Carino. E ben vezzoso ancora.
Montano. E quanto ha che fu questo?
Carino. Fa’ tuo conto
che son passati giá diciannove anni
dal gran diluvio; e’ son tant’anni a punto.
Montano. (Oh qual mi sento orror vagar per Possa!
Carino. (Egli non sa che dire.
Oh superbo costume
de le grand’alme! Oh pertinace ingegno,