Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/195

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che, vinto, anco non cede,

e pensa d’avanzar cosi di senno
come di forze avanza !
Questi certo è convinto, e se ne duole,
s’io bene al malinteso
suo mormorar l’intendo; e ’n qualche modo,
ch’avesse pur di veritá sembianza,
coprir vorrebbe il fallo
de l’ostinata mente.)
Montano. Ma che ragione in quel bambino avea
quell’uom di cui tu parli? era suo figlio?
Carino. Questo non ti so dir.
Montano. Né mai di lui
notizia avesti tu maggior di questa?
Carino. Tanto a punto ne so. Vedi novelle!
Montano. Conoscerestil tu?
Carino. Sol ch’io’l vedessi:
rozzo pastor a l’abito ed al viso,
di mezzana statura e di pel nero,
d’ispida barba e di setose ciglia.
Montano. Venite a me, pastori e servi miei!
Dameta. Eccoci pronti.
Montano. Or mira:
a qual di questi piú si rassomiglia
l’uom di cui parli?
Carino. A quel che teco parla.
Non sol si rassomiglia,
ma quegli a punto è desso;
e’ mi par quello stesso
ch’era vent’anni giá, ch’un pelo solo
non ha canuto, ed io son tutto bianco.
Montano. Tornatevi in disparte! E tu qui meco
resta, Dameta, e dimmi:
conosci tu costui?
Dameta. Mi par di si, ma dove
giá non so dirti o come.