Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/247

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lasciando gli ordini o volgendo le spalle o altra cosa operando indegna di lui, cada in infamia e poi se ne crucci e sia degno di vera compassione. Cosi il padre, cosi il maestro, troppo a’ di- scepoli e a’ figliuoli indulgente; cosi il giudice, cosi il prencipe troppo compassionevole nel punire, sono cagione di tutti i mali, che commettono i trasgressori. Non si vuol dunque aver com- passione dell’altrui pena del corpo, quand’ella è giusta, ma si ben della colpa, quand’ella, conosciuta e sentita dal pecca- tore, diventa pena del suo peccato, perciocché quella infievo- lisce l’animo di colui che ha compassione e questa il fortifica, quella il dissolve e questa l’unisce, quella il rilassa e questa l’assoda. E non ha dubbio che, senza il sofferire e ’ndurarsi contra le lusinghe e le molestie del senso, astenendosi e so- stenendo, non può l’uomo conseguir l’abito, ch’è suo proprio, della vertú. E chiunque compatisce in quel modo, si dispone a sofferir nel corpo per non avere angoscia nell’animo. Quale sia dunque la compassione che purga e quale quella che dé’ esser purgata, dalle cose dette di sopra si può comprendere. E, per non partire dal celebrato esemplo d’Edipo, considerate gli affanni suoi, li quali erano di due sorti, altri del senso e altri della ragione. Chi è colui che, veggendo quel re, giá si grande, privato, cieco e sbandito, mali non sentiti, anzi pro- curati da lui, non gli abbia della ’nterna cagione di quella cecitá, di quella afflitta fortuna maggior compassione che del- l’estrinseco effetto? Chi non sente il medesimo ne\l’Aiace, e chi nell ’Efigenia d’Euripide, e, contemplando la fortezza di quella vergine nel disporsi a morire per pubblico beneficio, non purga l’animo suo di quella tenerezza e viltá, ch’è fo- mento dell’amor proprio? e non impara, per la vertú e per l’opere illustri e grandi, d’espor la vita ai pericoli della morte? Quanto dunque una favola avrá piú del terribile e del compassionevole, sará ella tanto piú tragica. Per la qual cosa, se Tesser tragico è qualitá alterabile, che si può accrescere e sminuire, come da’ detti d’Aristotile si raccoglie, sará in man del poeta di far la favola piú e men tragica, secondo che piú e men di terrore e di compassione vi s’indurrá. Le sommamente tragiche avranno