Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/263

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e Davo nel pistrino si macerasse. Dopo la risoluzione del dubbio, torno al proposito e dico che da una dottrina recatavi d’Aristotile e confermata da molte altre del medesimo filosofo indubitata regola si raccoglie: che le persone migliori sono proprie della tragedia e le peggiori della commedia. Se dunque per un’altra autoritá del medesimo proverò ch’egli die’ luogo a quelle favole, nelle quali non solamente i migliori si mesco- lali co’ peggiori, ma essi sono nell’azione cosi ben principali come i migliori, e dell’esito loro altrettanta cura si tiene quanta de’ personaggi migliori, non sará chiara cosa e senza difficoltá che ’l poema misto di parti tragiche e comiche si dé’ dire legittima d’Aristotile poesia? Nell’undecimo capo della Poe- tica (e questo sará il secondo luogo da me proposto), volen- doci il filosofo ammaestrare in qual maniera si possa lodevol- mente comporre tragica favola, e per questo dandoci i gradi stabiliti con la ragione delle piú tragiche e delle meno, delle piú e delle meno perfette, dice cosi: Aevrépa 6’f| jtQtóxrj tayo^évr) imo xtvtòv ècrciv ai’crtacnq tj 8lt7.t|v te xrjv avaxaoiv ífyovaa. xafiwteQ f| ’OSvaaeia, xaí xeÀeuxtòaa è% èvavxfa g totg PfÀti’ooi xaí. xei’qooiv. Aoxeí 8è elvai rcpcox-r] 8iá xj’|v xcúv ■OEaxQcov áafiÉVEiav áxota>v8oú<n y úq ol aoiT]Tai xax’ eú^íiv Jtoioávxeg xoíg 8eaxaig. v Eaxiv 8è ovx ctvTTj arcò xt>aya)8iug f|8avf), ú/.Àú jaúááov xfjg xco(.uo8iac olxeia. ’Exeí yáp av ol è’x’fii.crTOi <uaiv èv xái pvfiq), olov ’OQÉaxrjg xaí Aiyiaftog, <jhXoi yevófxevoi éaí xeÀeuxfjg é|épxovxai xaí dao’dvr|0xei. oú5eíg va:’ ox>8evóg. Cioè: «La seconda poi, che primiera chiamano alcuni, è quella composizione, la quale è fatta di doppia costituzione, si come l’Odissea. Il fin della quale termina oppositamente alle persone migliori e peggiori. Ma ella pare che tenga il primo luogo per la ’mperizia degli spettatori, perciocché i poeti van loro appresso e studian di compiacergli. Non è cotesto però il diletto proprio della tragedia, ma piú tosto della commedia, conciosiacosaché quivi, se nella favola alcuni fossero stati ne- micissimi, come Oreste ed Egisto, escono fatti amici nel fine, né l’uno vien ucciso dall’altro». Da questo luogo dunque si vede e, secondo la dottrina ari- stotelica, si raccoglie che due son le tragedie, l’una, semplice,