Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/35

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con si mirabil tempre in un cor misti,

che l’un per l’altro, e non so ben dir come,
e si strugge e s’avanza e nasce e muore.
S’i’ miro a le bellezze di Mirtillo,
dal piè leggiadro al grazioso volto,
il vago portamento, il bel sembiante,
gli atti, i costumi e le parole e ’l guardo;
m’assale Amor con si possente foco,
eh’i’ardo tutta, e par ch’ogn’altro affetto
da questo sol sia superato e vinto.
Ma, se poi penso a l’ostinato amore
ch’ei porta ad altra donna, e che per lei
di me non cura, e sprezza, il vo’ pur dire,
la mia famosa e da mill’alme e mille
inchinata beltá, bramata grazia,
l’odio cosi, cosi l’abborro e schivo,
eh’ impossibil mi par ch’unqua per lui
mi s’accendesse al cor fiamma amorosa.
Talor meco ragiono:—Oh, s’i’potessi
gioir del mio dolcissimo Mirtillo,
si che fosse mio tutto, e eh’altra mai
noi potesse godere, oh piú d’ogn’altra,
beata e felicissima Corisca! —
Ed in quel punto in me sorge un talento
verso di lui si dolce e si gentile,
che di seguirlo e di pregarlo ancora
e di scoprirgli il cor prendo consiglio.
Che piú? Cosi mi stimola il desio,
che, se potessi, allor l’adorerei.
Da l’altra parte, i’ mi risento e dico:
— Un ritroso? uno schifo? un che non degna?
un che può d’altra donna essere amante?
un ch’ardisce mirarmi e non m’adora?
e dal mio volto si difende in guisa
che per amor non more? Ed io, che lui
devrei veder come molti altri i’ veggio,