Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/36

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supplice e lacrimoso ai piedi miei;

supplice e lagrimosa a’ piedi suoi
sosterrò di cadere? Ah, non fia mai! —
Ed in questo pensier tant’ira accoglio
contra di lui, contra di me che volsi
a seguirlo il pensier, gli occhi a mirarlo,
che ’1 nome di Mirtillo e l’amor mio
odio piú che la morte, e lui vorrei
vedere il piú dolente, il piú infelice
pastor che viva; e, se potessi, allora
con le mie proprie man l’anciderei.
Cosi sdegno e desire, odio ed amore
mi fanno guerra, ed io, che stata sono
sempre fin qui di mille cor la fiamma,
di miU’alme il tormento, ardo e languisco,
e provo nel mio mal le pene altrui;
io che tant’anni in cittadina schiera
di vezzosi, leggiadri e degni amanti
fui sempre insuperabile, schernendo
tante speranze lor, tanti desiri,
or da rustico amor, da vile amante,
da rozzo pastorei son presa e vinta.
Oh piú d’ogn’altra misera Corisca,
che sarebbe di te, se sprovveduta
ti trovassi or d’amante? che faresti
per mitigar quest’amorosa rabbia?
Impari a le mie spese oggi ogni donna
a far conserva e cumulo d’amanti.
S’altro ben non avessi, altro trastullo
che l’amor di Mirtillo, non sarei
ben fornita di vago? Oh mille volte
malconsigliata donna, che si lascia
ridurre in povertá d’un solo amore!
Si sciocca mai non sará giá Corisca.
Che fede? che costanza? imaginate
favole de’ gelosi e nomi vani