Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/48

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Qual cosa hai tu, che uon sia tutta finta?

S’apri la bocca, menti; e se sospiri,
son mentiti i sospir; se movi gli occhi,
è simulato il guardo. Insomma ogn’atto,
ogni sembiante, e ciò che in te si vede
e ciò che non si vede, o parli o pensi
o vadi o miri o pianga o rida o canti,
tutto è menzogna. E questo ancora è poco.
Ingannar piú chi piú si fida, e meno
amar chi piú n’è degno; odiar la fede
piú della morte assai: queste son l’arti
che fan si crudo e si perverso Amore.
Dunque d’ogni suo fallo è tua la colpa,
anzi pur ella è sol di chi ti crede.
Dunque la colpa è mia, che ti credei,
malvagia e perfidissima Corisca,
qui per mio danno sol, cred’io, venuta
da le contrade scelerate d’Argo,
ove lussuria fa l’ultima prova.
Ma si ben figni e si sagace e scorta
se’ nel celar altrui l’opre e i pensieri,
che tra le piú pudiche oggi ten vai,
del nome indegno d’onestate altèra.
Oh quanti affanni ho sostenuti, oh quante,
per questa cruda, indignitá sofferte!
Ben me ne pento, anzi vergogno. Impara
da le mie pene, o malaccorto amante:
non far idolo un volto, ed a me credi:
donna adorata un nume è de l’inferno.
Di sé tutto presume e del suo volto
sovra te che l’inchini; e, quasi dea,
come cosa mortai ti sdegna e schiva,
ché d’esser tal per suo valor si vanta
qual tu per tua viltá la figni ed orni.
Che tanta servitú? che tanti preghi,
tanti pianti e sospiri? Usin quest’armi