Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/64

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Dorinda. Oh come se’da poco! Su, va’ via!

Silvio. Dove, misero me! dove debb’io
volger piú il piede a seguitarti, o caro,
o mio fido Melampo? Ho monte e piano
cercato indarno, e son giá molle e stanco.
Maladetta la fèra che seguisti!
Ma ecco ninfa, che di lui novella
mi dará forse. Oh come male inciampo!
Questa è colei che mi dá sempre noia.
Pur soffrir mi bisogna. O bella ninfa,
dimmi: vedesti il mio fedel Melampo,
che testé dietro ad una damma sciolsi?
Dorinda. Io bella, Silvio? io bella?
Perché cosi mi chiami,
crude!, se bella agli occhi tuoi non sono?
Silvio. O bella o brutta, hai tu il mio can veduto?
A questo mi rispondi, o ch’io mi parto.
Dorinda. Tu se’pur aspro a chi t’adora, Silvio!
Chi crederia che ’n si soave aspetto
fosse si crudo affetto?
Tu segui per le selve
e per gli alpestri monti
una fèra fugace, e dietro Torme
d’un veltro, oimè! t’affanni e ti consumi;
e me, che t’amo si, fuggi e disprezzi.
Deh! non seguir damma fugace; segui,
segui amorosa e mansueta damma,
che, senza esser cacciata,
è giá presa e legata.
Silvio. Ninfa, qui venni a ricercar Melampo,
non a perder il tempo. Addio.
Dorinda. Deh ! Silvio
crudel, non mi fuggire,
ch’i’ ti darò del tuo Melampo nova.
Silvio. Tu mi beffi, Dorinda?
Dorinda. Silvio mio,