Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/63

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come se’tu, Melampo! Egli, con quella

candida man ch’a me distringe il core,
te, dolcemente lusingando, nutre,
e teco il di, teco la notte alberga:
mentr’io, che l’amo tanto, invan sospiro,
e ’nvano il prego; e, quel che piú mi duole,
ti dá si cari e si soavi baci,
ch’un sol che n’avess’io, n’andrei beata.
E, per piú non poter, ti bacio anch’io,
fortunato Melampo. Or, se benigna
stella, forse, d’Amore a me t’invia
perché Torme di lui mi scorga, andiamo
dove Amor me, te sol Natura inchina.
Ma non sent’io tra queste selve un corno
sonar vicino?
Silvio. Te’, Melampo, te’!
Dorinda Se ’l desio non m’inganna, quella è voce
del bellissimo Silvio, che ’l suo cane
chiama tra queste selve.
Silvio. Te’, Melampo,
te’ te’ !
Dorinda. Senz’alcun fallo è la sua voce.
Oh felice Dorinda ! il ciel ti manda
quel ben che vai cercando. È meglio ch’io
serbi il cane in disparte : io farò forse
de l’amor suo con questo mezzo acquisto.
Lupino!
Lupino. Eccomi.
Dorinda. Va’ con questo cane,
e ti nascondi in quella fratta. Intendi?
Lupino. Intendo.
Dorinda. E non uscir, s’io non ti chiamo.
Lupino. Tanto farò.
Dorinda. Va’ tosto.
Lupino. E tu fa’ tosto,
ché, se venisse fame a questa bestia,
in un boccone non mi manicasse.