Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/79

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Come questo abbia in mano e giá padrona

sia del segreto suo, farò di lei
ciò che vorrò senza fatica alcuna,
e condurrolla a quel che bramo, in guisa
ch’ella stessa, non ch’altri, agevolmente
creder potrá che l’abbia a ciò condotta
il suo sfrenato amor, non l’arte mia.

SCENA SESTA

Corisca, Satiro.

CoRISCA. Oimè, son morta!

Satiro. Ed io son vivo.
Corisca. Torna,
torna, Amarilli mia, ché presa sono.
Satiro. Amarilli non t’ode. Ah! questa volta
ti converrá star salda.
Corisca. Oimè, le chiome!
Satiro. T’ho pur si lungamente attesa al varco,
che ne la rete se’ caduta. E sai,
questo non è il mantello; è ’l crin, sorella.
Corisca. A me, Satiro?
Satiro. A te. Non se’ tu quella
Corisca si famosa ed eccellente
maestra di menzogne, che mentite
parolette e speranze e finti sguardi
vendi a si caro prezzo? che tradito
m’ha’in tanti modi e dileggiato sempre,
ingannatrice e pessima Corisca?
Corisca. Corisca son ben io; ma non giá quella,
Satiro mio gentil, ch’agli occhi tuoi
un tempo fu si cara.
Satiro. Or son gentile,