Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/80

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si, scelerata; ma gentil non fui,

quando per Coridon tu mi lasciasti.
CORISCA. Te per altrui?
Satiro. Or odi meraviglia
e cosa nuova a l’animo sincero !
E quando l’arco a Lilla e ’1 velo a Clori,
la veste a Dafne ed i coturni a Silvia
m’inducesti a rubar, perché’l mio furto
fosse di quell’amor poscia mercede,
ch’a me promesso, fu donato altrui:
e quando la bellissima ghirlanda,
che donata i’ t’avea, donasti a Niso;
e quando, a la caverna, al bosco, al fonte
facendomi vegghiar le fredde notti,
m’hai schernito e beffato, allor ti parvi
gentile, ah, scelerata? Or pagherai,
credimi, or pagherai di tutto il fio.
CORISCA. Tu mi strascini, oimè! come s’i’ lussi
una giovenca.
Satiro. Tu ’l dicesti a punto.
Scòtiti pur, se sai; giá non tem’io
che quinci or tu mi fugga: a questa presa
non ti varranno inganni. Un’altra volta
ten fuggisti, malvagia; ma se’l capo
qui non mi lasci, indarno t’affatichi
d’uscirmi oggi di man.
CORISCA. Deh ! non negarmi
tanto di tempo almen, che teco i’ possa
dir mia ragion comodamente.
Satiro. Parla.
CORISCA. Come vuoi tu ch’io parli, essendo presa?
Lasciami.
Satiro. Ch’i’ti lasci?
CORISCA. I’ ti prometto
la fede mia di non fuggir.
Satiro. Qual fede