Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/83

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CORISCA. Se t’accosti

e fossi tanto ardito...
Satiro. In tale stato
una vii femminuzza, in queste mani,
e non teme? e m’oltraggia? e mi dispregia?
Io ti farò...
Corisca. Che mi farai, villano?
Satiro. I’ ti mangerò viva.
Corisca. E con qua’ denti,
se tu non gli hai?
Satiro. O ciel, come il comporti?
Ma s’io non te ne pago... Vien’ pur via.
Corisca. Non vo’ venir.
Satiro. Non ci verrai, malvagia?
Corisca. No, mal tuo grado; no.
Satiro. Tu ci verrai,
se mi credessi di lasciarci queste
braccia.
Corisca. Non ci verrò, se questo capo
di lasciarci credessi.
Satiro. Orsú! veggiamo
chi di noi ha piú forte e piú tenace,
tu il collo, od io le braccia. Tu ci metti
le mani, né con questo anco potrai
difenderti, perversa.
Corisca. Or il vedremo.
Satiro. Si certo.
Corisca. Tira ben. Satiro, addio;
fiaccati il collo.
Satiro. Oimè dolente ! ahi lasso !
oimè il capo! oimè il fianco! oimè la schiena
oh che fiera caduta! A pena i’ posso
movermi e rilevarmene. E pur vero
è ch’ella fugga e qui rimanga il teschio?
Oh maraviglia inusitata! O ninfe,
o pastori, accorrete e rimirate