Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/97

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ed acqua ed aria e foco,

e tutto trar da le sue sedi il mondo.
Ma, perché mi comandi
ch’io dica poco, ah cruda!
poco dirò, s’io dirò sol ch’io moro;
e men farò morendo,
s’io miro a quel che del mio strazio brami.
Ma farò quello, aimè! che sol m’avanza,
miseramente amando.
Ma, poi che sarò morto, anima cruda,
avrai tu almen pietá de le mie pene?
Deh ! bella e cara e si soave un tempo
cagion del viver mio, mentre a Dio piacque,
volgi una volta, volgi
quelle stelle amorose,
come le vidi mai, cosi tranquille
e piene di pietá, prima ch’i’ moia,
ché ’l morir mi sia dolce.
E dritto è ben che, se mi furo un tempo
dolci segni di vita, or sien di morte
que’ begli occhi amorosi;
e quel soave sguardo,
che mi scorse ad amare,
mi scorga anco a morire;
e chi fu l’alba mia,
del mio cadente di l’espero or sia.
Ma tu, piú che mai dura,
favilla di pietá non senti ancora;
anzi t’inaspri piú, quanto piú prego.
Cosi senza parlar dunque m’ascolti?
A chi parlo, infelice? a un muto marmo?
S’altro non mi vuoi dir, dimmi almen: — Mori! —
e morir mi vedrai.
Questa è ben, empio Amor, miseria estrema,
che si rigida ninfa
e del mio fin si vaga,