Pagina:Guasti - Sigilli pratesi.djvu/96

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medico pratese, e scienziato degno di essere ascritto fra i quaranta della Società Italiana; poi Giovambatista Zannoni, regio antiquario, e finalmente Giovambatista Niccolini.

§ 5. Non dirò dei Consoli, che pe’ tempi la governarono: de’ Segretari rammenterò il primo dopo la ripristinazione del 1816, che fu Giuseppe Silvestri, nome caro agli studi e alla educazione della nostra gioventù; e l’ultimo, Atto Vannucci, eletto a’ 22 dicembre 1838. Lui Segretario, e Console il Silvestri che allora reggeva il Collegio Cicognini, fu dato all’Accademia un indirizzo nuovo e consentaneo a quel tempo, in cui per tutta Italia si risvegliava l’amore degli studi storici e delle memorie municipali. Niccolò Tommaseo, visitando Prato nel gennaio del 1834, e scrivendone poi nel Progresso di Napoli1, aveva detto dell’Accademia: «La pratese Accademia... potrebbe rivolgersi tutta all’illustrazione delle cose patrie, e al miglioramento dei patrii istituti; che ve n’ha di bellissimi. E alcuni giovani già cominciano a trattare con cura simili studi». A’ 22 di marzo del 1840 gl’infecondi deliberarono questo Regolamento per le adunanze straordinarie:

Articolo I. Le materie che si tratteranno in queste adunanze, dovranno raggirarsi esclusivamente in cose riguardanti il nostro Municipio.

Articolo II. Queste materie saranno: commercio, manifatture, agricoltura, scienze naturali, statistica, storia patria, biografia e belle arti.

Articolo III. Queste adunanze saranno tre in ogni anno, cioè nei mesi di aprile, agosto e dicembre: il loro numero però potrà successivamente aumentarsi fino in sei, qualora la moltiplicità dei lavori accademici lo esigesse.

Articolo IV. La durata d’ognuna di queste sedute non potrà oltrepassare le due ore; come pure la durata d’ogni lettura non potrà oltrepassare la mezz’ora.

Articolo V. Al terminare d’ogni seduta, il Console pro tempore dovrà invitare gli Accademici a passare in stanza appartata per dar luogo alle discussioni che fossero credute necessarie.
  1. Anno III, quaderno XVI, pag. 300.