Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore I.djvu/272

Da Wikisource.
250 il secolo che muore


litto: altri si compiaccia delle filippiche o delle orazioni por la corona, che io mi contento della orazione dell’obolo e del fratricida.

Fabrizio aveva assunto la difesa della miserrima donna, per bontà di cuore, non senza però qualche miscuglio di libidine di fama: sicchè in fondo in fondo provvide più allo interesse proprio che allo altrui, onde se un giorno egli si avviserà chiedere a Dio la ricompensa di cotesta azione, dubito forte che egli non abbia a sentirsi rispondere: Recepisti mercedem tuam, tu hai riscosso il tuo salario da un pezzo.

Il profeta nei tempi andati esclamò; «Voi che passate, vedete, se mai ci fu dolore uguale al mio!» Queste pietose parole, dette già per Gerusalemme, furono poi applicate alla madre di Gesù Cristo; e senza dubbio non sembra che veruna angoscia possa superare quella della madre che raccoglie in grembo il proprio figliuolo lacerato dalla bestiale ira degli uomini, e pure si conosce spasimo fuori di misura superiore a questo, ed è quello della madre che si mira davanti il figlio che ella dubita ed altri l’accusa avere ucciso. Quando successe il pietoso caso, ella si sentì del tutto tramutata, o piuttosto sè da se stessa divisa: veruna parte del suo essere stette ormai più unita coll’altra: le sue facoltà intellettuali, non che le sue membra, entrarono in urto