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fu notato nel contegno di lei, che non meritasse lode: più tardi ebbero a riprenderla di frequenti assenze, massime sulle prime ore della notte, che non sapeva scusare, o scusava con menzogne manifeste, tanto che la sorella di don Liborio protestò più volte che ella intendeva lavarsene le mani, non volendo sul finire del salmo della sua vita sentirsi chiamare arruffamatasse e pollastriera. Delle quali cose don Liborio (dice lui) sentendo maraviglioso fastidio, certo giorno si restrinse con la Felicina per farle una bravata nelle regole, quando ella (lo dice sempre il prete) con sua non minore maraviglia che spavento, gittatasegli ai piedi, gli spiattellò essere gravida di tre mesi. Tra l’ira e la pietà, quest’ultima prese il sopravvento, però, sotto pretesto di ricondurla al padre, la menò a Monza, dove acconciolla in casa della Brigida Travicelli, femmina di piccolo stato, ma di buona reputazione, a patto che l’albergasse e la governasse sinchè non si fosse sgravata. La Brigida chiamata davanti al giudice istruttore, depose come veruno mai si facesse a visitare la Folicina, eccetto il prete, ma rado: costui averle di mano in mano assottigliato la retta, sicchè, sull’ultimo, la Brigida dichiara avere mantenuto la meschina quasimente per amore di Dio. Avvicinandosi l’epoca del parto, la fanciulla spesseggiava lettere al reverendo, perchè andasse a consolarla, ma lui duro; onde se non era lei che