le dava animo come poteva, la si sarebbe per la
disperazione buttata via; finalmente il nodo arrivò
al pettine, cioè Felicina prese a nicchiare, e la Brigida,
immaginando che le cose fossero per passare
lisce, sperò non ci sarebbe stato bisogno di altro aiuto
fuori del suo; ma non si appose, chè il parto si mise al
brutto: le strida della partoriente le straziarono così
le orecchie e il cuore, che ella, persa la bussola,
non sapeva più a qual santo votarsi; all’ultimo si
dispose andare per la levatrice, e così fece, lasciando
l’uscio di casa accosto. Andò e tornò, stando fuori
il tempo che ci vuole a recitare un credo; la levatrice
non trovò, che era andata ad assistere una
altra partoriente, ma al suo ritorno in casa vide la
ragazza sgravata, don Liborio tutto affacendato in
camera, il pavimento insanguinato, e in mezzo al
sangue la creatura giacente in terra, morta. La Felicina
guaiva da mettere pietà alle pietre, don Liborio
con parole soavi la raumiliava dicendo, che,
poichè l’era andata a quel modo, bisognava rassegnarsi
ai divini voleri: e senza punto smarrirsi,
rinvolto il morticino dentro un mucchio di giornali,
fece intendere volerlo trasportare alla prossima cappella
per farlo seppellire in sagrato. Pochi giorni
dopo taluni fanciulli, giocando alla palla in luogo
remoto, avvenne che una delle loro palle andasse
a ruzzolare entro certa chiavica che ingombra a
modo di ponte massima parte della strada; la quale