Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore III.djvu/107

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capitolo xvii. 105


galera: colà volteriani che vanno alla messa, atei papisti; repubblicani smanianti per una delle tre monarchie che li ha nerbati come servi della pena; da un lato delirano per la uguaglianza, dall’altro spasimano per la febbre di croci, siano pure quelle dello Sperone di oro, o dell’ordine Piano; amatori sviscerati della umanità, e al punto stesso credenti, che la natura li fornì di calcagno unicamente per pestare il collo dei loro fratelli di umanità. — Le lettere diventate bordello; poeti e prosatori, invece di darsi la mano a chiudere la tetra sentina, e a calatafarla, onde non se ne spanda il fetore, pretendono costringere le Muse a rimestarla, ed essi ci tuffano bocciuoli di canna, e per la Europa diffondono le laide bolle, che si attentano battezzare per libri: tutto costà sa di ebbro, sa di matto e di feroce ancora, ma il matto prevale. Le Muse, sdegnate, gli sguardi torcono e il passo dal paese imbastardito; per la quale cosa agli oratori colà sembra arringare, e cicalano; ai poeti immaginare sublimi fantasie, e gonfiano le gote; i guerrieri di Francia si crederebbe che sieno venuti in Italia a scuola da Lamarmora per imparare a perdere; i politici hanno appreso per ispirazione (dacchè maestri non no potevano avere) l’arte di convertire gli amici in inimici, e di stringere forte con le proprie mani le leghe potenti a cancellare da un punto all’altro la Francia dal novero delle nazioni.