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106 il secolo che muore


Satura di queste mal’erbe (respingendo dagli occhi le lacrime e la passione dal cuore) miriamo un po’ adesso quale si mostri la massima parte delle generazioni che sono venute dopo di noi: odia più della morte la onorata parsimonia: agonizzante per la pecunia, che valga a spingerla nel mare magno della lussuria, dove rompono inevitabilmente salute e fama.

Solo che Maometto promettesse di trasportare in Italia il paradiso che riserva ai suoi devoti nell’altro mondo, anche a patto della circoncisione, la nostra gioventù si farebbe turca. Essa vorrebbe dare ad intendere di dividersi in cultrice della libertà e in cagnotta della tirannide; non le badate; da un canto la riarde astio di stomaco vuoto, dall’altro la travaglia flatuosità della indigestione dei rilievi cascati dalla mensa regia. Agguantatela, una dopo l’altra buttatela su la stadera: qual diversità riscontrate nel peso? Tutta temeraria, tutta insolente, tutta parimente corrotta: per ragioni ha vituperi, per dottrina obbrobri: calunniosa e maligna, simulatrice e dissimulatrice, impronta, temeraria; rôsa dalla invidia, non si potendo inalzare fino agli austeri cittadini, unico vanto d’Italia, si arrabatta ad abbassarli fino a lei:

E nequitosa li persegue, e fuga
Con schiamazzo infinito, e con suo testo
Di lordura macchiato e pian di ruga,
E lo irrequieto suo stridere infesto,