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pagina del suo protocollo pressochè tutta nera, applicata a lei sarebbe stata arguta definizione,1 imperciocchè casta di corpo veramente ella fosse, ma di spirito corrotta per modo che più non avrebbe potuto; insomma, ella era una botte di petrolio sotto a un forno, una polveriera accanto ad una fucina.

La madre, chiusa nella sua cameretta a recitare rosari, viveva sicura che la figliuola nel silenzio della propria meditasse sopra la Manna dell’anima del Padre Segneri, ovvero intorno il Panierino degli odoriferi fiori offerti al Sacro Cuore di Gesù del Padre Birma, e la indovinava perdio, ch’ella produceva la veglia alle ore più tarde della notte rivoltolandosi nella sozzura delle lettere lenone di Francia. So troppo bene che di laidezze non andarono immuni le letterature greca e latina, e ne anche pur troppo la italiana; ma non so di coteste o la eccessiva volgarità dei concetti, o la forma classica del dire, o la nudità repulsiva, o altre qualità che non importa discorrere, ci fanno conoscere subito come le siano un portato della immaginazione, anzichè un ritratto dei costumi attuali; onde avviene che per loro non si meni strage della

  1. I notai, allorchè lasciano nei protocolli loro una pagina bianca, ci scrivono: bianca per errore; ora, certo notaio, avendo rovesciato il calamaio su di un foglio, scrisse nel cantuccio di quello rimasto bianco per caso: alba per errorem.