Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore III.djvu/23

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capitolo xv. 21


gli amori come pei polli: femmine non illustri per infamia scartava e le mutava spesso: poneva grandissima parte di reputazione comparire in pubblico con cavalli diversi attaccati alla sua carrozza, e con donne diverse attaccate al suo braccio.

Fra le pitture di Pompei ne occorre una assai festevole in vista, la quale rappresenta una jpoìlaiola che vende amorini raccolti dentro una stia, ed è nell’atto di profferirne uno agguantato sotte l’ale, a modo di piccione, allo avventore: ora ciò che un giorno fu argomento di gioconda piacevolezza per un pittore, alunno non meno di Apelle che di Anacreonte, fra noi divenne lurida realtà; e le pollaiolo, non come in antico pei mercati e su i trivi, ma in casa, in chiesa, nei teatri e pei fóri; nè esse femmine volgari o grossiere, bensi gentildonne nudrite co’ profumi della fina educazione. Comunque sia, il nostro Egeo sembrava che, toltosi dal culto di Venere peribasia, avesse gettata l’ancora accompagnandosi con una amante sola; e di vero egli stava attaccato ad una donna, ed una donna a lui, con l’affetto di due fuste che si fossero uncinate per darsi l’assalto.

Dell’uomo vi ho parlato con amore; adesso della donna. Nella prosodia latina corre la regola: derivata patris naturam verba sequuntur, nella prosodia delle famiglie la regola muta, e dice così: — derivatae matris naturam filiae sequuntur; ovvero