Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore III.djvu/24

Da Wikisource.
22 il secolo che muore


tal figlia qual madre; e se falla, segnala col carbon bianco. Prosapia patrizia; figlia unica e perdutissima di madre perduta. Il padre suo ne perì di crepacuore, accarezzando unico conforto la speranza che il sepolcro seppellisce con lui la sua vergogna, e ne anche di questo gli volle essere cortese il sepolcro. — Un gentiluomo proprio di sangue purissimo celeste appetì la giovanetta, e la ebbe, che a braccia quadre glie l’affibbiarono i genitori, come ortolano che scaraventa la pianta dello aconito nell’orto accanto. Al marito marchese, poichè l’ebbe provata, non parve esperta a bastanza, onde per compirne l’allevamento l’allogò in un sodalizio di meretrici illustri1 affinchè si esercitasse. Quivi ella apprese dall’arte la pratica e la scienza, e tuttavia, non soddisfacendo le voglie del troppo esigente marito, si separarono di amore e d’accordo. — Egli, inquinandosi in ogni più vile turpezza, si disfece in tabe; ella, furiando nelle libidini, passò in più mani, che non corse mai fiaccola nei lupercali di Roma, e se ne compiacque.

  1. Per me, mi sono dichiarato sempre nemico mortale dei titoli Demolii il chiarissimo, perchè trovai che i sensali lo applicavano, e bene, all’olio di Lucca: onde a me parve cosa non degna che i dotti venissero a gara di titoli coll’olio di Lucca. Adesso sbraciano con la pala a tutto pasto il titolo di illustre. Lascialo stare, perchè, secondo la testimonianza di Servio, ad Aen. b. v. 758, i romani solevano attribuirlo alle meretrici e ai senatori, desumendolo da lustrum, parola che significa giusto lupanar, o vogliamo dire bordello.