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334 il secolo che muore


portino di ogni ragione emetici: acqua calda... acqua calda, ci vuole.

Avuta acqua calda, la Elvira ministra all’Amina il solfato di zinco e poi acqua; e intanto che a voce alta la conforta a darsi animo, a voce bassa interroga:

— Le -prese di morfina dove sono?

— Qai in seno.

Allora Elvira, al fine di divertire l’attenzione da lei, strepita:

— E voi altri movetevi; fate lo stesso con cotesto sciagurato; se non può aprire i denti, schiudeteglieli a forza; cacciategli in bocca questo vomitatorio; se riusciamo a farli recere, sono salvi... su, prete... presto pretore... maresciallo, mi raccomando anco a voi... a lei, signor Luigi Bigi, o che mi stilla li ritto come un palo da pagliaio... Amiiia, come ti senti? Come ti par di stare? Ti senti smovere? E voi altri, con quel disgraziato, venite a capo di nulla?

— Di nulla; io lo faccio sbasito, rispose il maresciallo; e’ pare che, più che col veleno, si sia ammazzato col cognac.

— Ch’è il peggiore dei veleni, osservò Elvira, calunniando perfino questo suo amico fedele.

— Mamma! mamma mia, reggimi il capo.

— Su, carina mia, coraggio... o Dio, o Dio, ti ringrazio, la medicina opera.