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capitolo xvi. | 71 |
umane, ne riuscirono felici cultori. Allora la invidia, siccome costuma, piantò sopra la faccia di lui la sua bandiera colore di bile, ci risucchiò il sangue, nè si rimase finchè non l’ebbe convertita in insegna di morte. Se mai avveniva ch’egli stringesse la mano a qualche creatura, ecco tale c’insinuava un diaccio di tarantola, che per qualche minuto ci sospendeva la circolazione del sangue; se toccava fiori si seccavano; fiatoso aveva l’alito; l’anima due volte più: pesi come il piombo cascavano i suoi occhi colore di piombo sopra la gente; se accadeva che i fanciulli venissero a fissarli, fuggivano a rimpiattarsi dietro le gonnelle delle mamme: così i pulcini presentendo la cornacchia si rannicchiano sotto l’ale della chioccia. Probo viveva giorni fastidiosi, a sè grave, in abominio altrui, quando Abramo, medico e sensale ebreo, considerandolo un di male disposto della persona, lo volle visitare sottilmente, ma non ebbe mestieri specularlo a lungo, che, appena tocco il polso, esclamò quasi rapito in estasi:
— Dio di Abramo! Esulta, o popolo d’Isdraele; il tuo soccorso è nato: ecco il promesso Messia: poi lo baciò in fronte, e prosegui: ah! tu non sai qual tesoro tu racchiudi in te? Me fortunato, che venni eletto a rivelarti la tua missione sopra la terra! Da’ retta.... e ascolta nell’alto una voce che grida: tu sei il figliuolo delln mia predilezione