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188 il secolo che muore


ingagliardiva i dubbiosi, raumiliava gli acerbi e diceva loro: — O perchè bestemmi? Tu mi pai matto, e sei. Delle due l’una, o in Dio ci credi, o non ci credi; se non ci credi, egli è lo stesso che tu ti arrapini con questa brocca di terra cotta, e se ci credi, e per giunta lo reputi capace a farti bene o male, e allora, grullo! ingegnati a tenertelo bene edificato. — E se lo interrogavano s’egli ci credesse, rispondeva: io ci credo a modo mio e non penso dalle mille miglia ch’egli si faccia tutore e conduttore delle singole creature, che nella natura stanno, o vivono, o si agitino; per me, ruminandoci sopra, ho trovato che Dio dev’essere una forza nella materia, una scienza nell’intelletto, una regola nella morale; ed ora che ti ho detto così, tu ne sai forse meno di prima; ed io che ti ho detto così, non mi sono avvantaggiato neppure di un dito; sicchè tara bara, il meglio che tu possa fare è bere questo mezzo litro di vino e buttarti giù a dormire. Fortuna e dormi: caso mai tu provassi lo strapunto poco morbido, pensa che potrebbe essere più duro, e consolati. Certo, Filippo, come quegli che aveva molto vissuto fra gli uomini, non si sgomentava più per cosa che vedesse, o bigia, o nera, e le parole di lui sonavano acri, ma una stella, che non conosceva tramonto, lo illuminava con bella luce di amore, ed egli ne rifletteva i raggi sopra le creature circostanti. Cotesta sua benignità mescolata di ama-