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di voi; ricordate i loro doveri alle mogli, insegnateli alle figlie col terrore; pertanto l’ufficio della regia procura fa reverente istanza affinchè i prevenuti siano condannati ai termini dell’articolo 486 del codice penale.

L’avvocato di Efisio, quando toccò a lui, parve uno dei barberi, che saltato di sopra il canapo voglia vincere il palio di riffa, senonchè il cliente, agguantandolo con ambe le mani per la toga, gli comandò fieramente aggrondato:

— Stia zitto! o lo strozzo.

— In saldo del conto? Ma, caro bene, nel suo interesse, ella comprende, che qualche cosa ho pure da esporre...

— No, niente.

Allora l’avvocato, non potendo contrastare alla volontà di Efisio, così ricisamente manifestata, si levò con voce di zanzara e disse:

— Il querelante se ne rimette alla saviezza del tribunale.

Ora vuoisi sapere come i prevenuti, stando ostinati a non volere farsi difendere, il tribunale si trovasse costretto ad assegnar loro l’avvocato; elesse un rompicollo, e certo scapestrato egli era per eccellenza, ma vispo, immaginoso, e per giunta di cuore ottimo: come tutta questa roba in un avvocato? Cari miei, anche i gatti giovani paiono gentili.

Pertanto egli cominciò con uno esordio, che parve