Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore IV.djvu/59

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capitolo xx.


— O dunque?

— Il marito l’ha perdonata.

— Oh! vigliacco; in premio del suo perdono, io, sua moglie, gli avrei sputato in faccia.

— Tu?

— Io.

— Eppure egli è si dolce cosa perdono; hanno perfino affermato a udienza sul testimonio di un vescovo svedese essere il perdono la parola unica rimasta sopra la terra dello idioma che Dio prima favellò all’uomo.

— E tu, Fabrizio, che avresti fatto? Avresti perdonato?

— Qui non ci entra perdono; se tu ci pensi un poco, ti persuaderai che non ha luogo perdono: difatti, la proprietà è un furto, non già soltanto rispetto alla terra, bensì anco rispetto ai frutti che produce; e che sieno cresciuti co’ miei sudori non rileva, e che bastino a me solo ne anco importa, mentre o che questo si può dire circa la donna? La mia moglie che è? Una sorgente di acqua, a cui ne ha voglia venga e beva; un arbore dai rami fronzuti, chi abbisogna di ombra venga e meriggi.

— E la famiglia, e i figliuoli?

— Sono inconvenienti: ma gli ostacoli che può incontrare il diritto nel suo esercizio non alterano la bontà della sua essenza: altrimenti ti troverai condotta ad affermare bene quanto ti riesca fare,