Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore IV.djvu/60

Da Wikisource.
62 il secolo che muore


e male quanto non potrai eseguire. Tocca a cui spetta rimovere gl’inconvenienti: — per me, strido con un coltello fra i denti, vo’ la tua moglie e il tuo campo... hai capito?

— E tu pensi così Fabrizio?

— Io?... Che importa di me? Così la pensano i filosofi della giornata, e così praticano i principi... cioè i principali della nostra società... andiamo a tavola.

Se avesse potuto scoperchiarsi la volta del cranio di cotesti due viventi, chi sa qual lanterna magica di passioni truci e barocche si sarebbe palesata agli occhi degli spettatori; ma siccome i crani umani non sono scatole, così bisogna tirare a indovinare quello che ci bolle dentro; di tratto in tratto qualche baleno somministrava terribili indizi: che il pensiero come gli occhi di Fabrizio lasciati dalla volontà in loro balia sbalestravano a destra e a sinistra; senza badare a quello che facesse, egli mise sale nel vino, si provò a mangiare la minestra di puntine con la forchetta; richiamato a sè, recasi un pollo nel piatto, e tagliatogli il collo sta a contemplarlo con riso diabolico. Alla Bianca, che gli mesce acqua nel vino, comanda acerbo:

— Più rosso... cioè voleva dire più scuro.

La donna accorta pensava fra sè: il tempo volge alla burrasca, mettiamoci alla cappa.

Fabrizio, buttato giù l’ultimo boccone, esce di