Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore IV.djvu/91

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capitolo xx.


malignamente: — I regi procuratori, onde facciano un po’ di bene al consorzio civile, bisogna che diventino matti. — La quale sentenza, se non peccasse di troppa generalità, si dovrebbe rilegare in oro.

Il conte! il conte! Noi vogliamo sapere come andasse a finire il conte, urla la moltitudine dei miei lettori. — Ordine! tranquillità! silenzio e tenebre. Ed io vi conterò il fine del conte. Libero da ogni ostacolo, costui irruppe con la foga della giovinezza dove alla cieca più Venere piace, per dirla col Parini, e, o sia che la sua complessione inchinasse a decadenza precoce, ovvero il troppo affaticare della mente, e le notti vigilate, e lo abuso delle bevande nervose, massime caffè, gli logorassero le forze vitali, in breve egli si trovò ad avere, non che bevuto, sgocciolato il boccale della voluttà; venuto a compieta, contro la propria impotenza arrovellava, se avesse potuto avrebbe fatto arrestare dal questore Amore e trasportare ammanettato dai giandarmi alle Fenestrelle

pestava i piedi e si svelleva i capelli, dando di sè miserando non meno che burlevole spettacolo. Dove la donna, mossa da pietà o da quale altra passione, si fosse avvisata racconsolarlo con parole di compatimento, apriti cielo! Allora sì che bolliva! rompeva in escandescenze, e, come dico il volgo, ci