Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, I.djvu/11

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me non ci ha da essere. E qui preso dal diavolo pei capelli incominciai a gridare: — dove sono elleno le ossa mie? Qual fu il mal cristiano che mi rubò le mie ossa?

E vuolsi lo sguardo interno, e contemplai migliardi di migliardi (una volta questa parola s’intendeva poco, adesso poi i ministri di Finanza dei varii stati europei, grazia a Dio, l’hanno resa comune) di morti, i quali tutti si travagliavano intorno alla mia medesima fatica. Che brullichio? Che serra serra! Il mio intelletto rotava a mo’ di vele di molino a vento.

Oh! io tengo miserabilissimo mestiero quello, che ti costringe assistere allo assetto quotidiano, che le bestie ragionevoli, o vogli uomo, o vogli donna, fanno del proprio corpo, ma, lettore, ti giuro per le note di questo sogno, che alla vista di tale terribile teletta2 della morte tutte le mie ossa suonarono come vetri stritolati.

Allo stridere delle ossa, al lamento che uscì dalle nude mascelle, un quarto di scheletro a me vicino, il quale dalle vertebre del collo inclinate verso l’omero, e dalle falangi delle dita incrocicchiate insieme argomen-