Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, I.djvu/191

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fra i piedi con ribrezzo e schifo di lui; ecco una croce, due croci, quattro croci. Un mozzorecchi di provincia cui la fortuna sbagliando tirò in su pei capelli, e lo doveva pel collo; codardo ipocrita e plebeo, che aspettando i tempi di poter mettere gli uomini al tormento si sollazzava intanto a torturare le muse, raschiatura cascata in terra quando il diavolo raspò l’anima di Giuda, ed ecco rovinargli addosso una croce, due croci. Un cantaro di sego battezzato di verde rame venne in terra a sognare l’estremo dove possa giungere il flutto iemale della ignoranza commosso dalla infamia, ed anch’egli rilevò una croce o due. Insomma venimmo a tale; che il postiglione menando attorno i fabbricanti di croci di ora innanzi tremò, che invece del testone di buona mano gli mettessero in tasca una croce.

E ritornando al tabacco, stringo il molto in poco, e ricordo come di perseguitato reo di lesa maestà divina ed umana si barbasse ai piedi dell’altare e del trono, proteggesse entrambi e in compagnia del giuoco del lotto nelle vene loro infondesse sempre sangue fresco, padre d’immortale giovinezza.

Da capo la politica. Nel bel reame; io sbaglio, nella gloriosa repubblica; nè anche, nel grande impero; non corre: insomma in Francia, sul finire del primo quarto del secolo decimonono, parve civile cogliere alla sprovvista nel golfo di Navarino le armate