Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, I.djvu/20

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ciuoli, e mangiar sempre, e soli. Consigli inani! Che valse salare i beni della Chiesa co’ sacri canoni? A che marinarli dentro l’aceto delle scomuniche? A che il pepe dei concistori, e la canfora dei brevi? Oh immanità! Oh delitto! un giorno, quando, e dove si aspettava meno, le marmeggie penetrarono anche in quelli, e miseramente se li divoravano. — Ma per tornare a bomba, pensa, che alla più trista, nè tu nè altri reputa il corpo tuo religioso molto meno santo. I vermini vantano giusto titolo, dacchè i cadaveri sieno cose nullius, e di ragione caschino in proprietà del primo occupante. Quando la morte pianta la sua bandiera di putrefazione sopra i nostri corpi, manda un presidio di vermi a prenderne possesso, in quella guisa appunto che fecero i barbari nelle nostre terre allorquando Italia si morì del male del vile. I vermini possiedono in buona fede imperciocchè natura, alma mater, disponga che ogni cosa nel suo regno si muova ond’è ragione, che quando gli uomini stanno fermi, i vermini, parlino, scrivano, rodano e imbrattino. Tu poi morresti una seconda volta di riso, se tu sapessi sotto