Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, I.djvu/223

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dei Cristiani consumò col precetto, facendoci fede Minucio Felice scrittore del secolo terzo, che nei primordii della Chiesa eglino non costumassero altari, nè tempii, nè immagini. L’autorità dei Concilii confermò la legge; il Concilio d’Illeberis ordinando al canone 37: — piacque si togliessero le pitture di Chiesa, affinchè quello, che per noi si adora, non andasse scarabocchiato su le pareti. — Più solenne il Concilio VII Costantinopolitano composto di trecento trentotto vescovi di Europa e di Anatolia, dopo sei mesi di deliberazione, bandì blasfematorio ogni simbolo di Gesù Cristo, tranne l’Eucaristia: il culto delle immagini pagano. Per ultimo il Concilio di Francoforte convocato da Carlomagno, col voto di trecento sessanta vescovi, dichiarava il culto delle immagini baggianerìa espressa. I teologi e i dottori non mica eretici, tutt’altro, ortodossi bagnati e cimati misero il coperchio alla dottrina; Gregorio Cassandro con queste parole: — il culto delle immagini crebbe smisuratamente e con ingiuria della Chiesa infinita, avvegnadio volessero piaggiare le voglie o piuttosto gli errori del popolo, il quale pur troppo non cammina meno eccessivo dei pagani nella faccenda di fabbricare idoli, di più fogge vestirli, con brutte venerazioni adorarli; — Tertulliano con queste altro rimbrottando i pagani: — Una cosa ammiro nei vostri Dii, ed è, che li trovo fatti con