Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, I.djvu/222

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Genuzio elesse l’esilio perpetuo, dimostrando con questo come chi zela la Patria davvero lo può fare del bene anche con le corna. In memoria non peritura del caso i Romani ordinarono s’ingroppasse una testa di bronzo sul limitare della porta dond’egli uscì, la quale di ora in poi chiamarono Rauduscolana da raudera, che nella nostra favella suona bronzo124. Queste cose credevano i Romani nati, com’essi vantavano, a dare leggi al mondo, e dagli storici loro erano tenute degne di tramandarsi alla lontana posterità!

Di tutte le ragioni addotte a chiarire impossibile il culto dell’Asino presso gli Ebrei, la più spallata è quella delle leggi, che lo proibivano; come se forse leggi e cancelli non paressero essere messi a posta per far nascere la voglia nell’uomo di saltarci sopra. Anche ai Cristiani erano vietate le immagini; in primis, perchè la legge vecchia non essendo stata tolta di mezzo, nè corretta dalla legge nuova, l’antica restava in piedi; di più San Paolo, che avendo udito favellare il Signore, doveva conoscere delle sue intenzioni più in là di Gregorio II, scrivendo ai Romani gli ammonisce: — Cotesti uomini, che si vantavano baccalari solenni, al paragone si mostrassero matti, imperciocchè la gloria di Dio incoruttibile nella immagine dell’uomo corruttibile mutassero125. — Così la legge. La pratica