Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, I.djvu/39

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lo scheletro trovato a Candia nella frana di una montagna, alto (per quanto Plinio ci attesta) 46 cubiti; ma il gigante, che più si accosterebbe a quello segnato da me, sarebbe stato Pallante, di cui il cadavere rinvenuto incorrotto a Roma ai tempi dello Imperatore Enrico III, dicesi, che ritto in piedi toccasse le mura della città: a mezzo petto aveva una ferita larga 4 piedi avvantaggiati, donde l’anima, se ne aveva voglia poteva uscirsene in carrozza! — E questo afferma Fulgoso, T. 1. c. 6. che lo sapeva di certo. Tutti conoscono, voglio dire tutti quelli che leggono la storia romana, che all’imperatore Massimino il monile della moglie bastava malapena di anello al pollice della sua mano diritta; per la qual cosa immaginando io secondo le debite proporzioni la magnitudine degli altri suoi membri, me ne spavento; in specie per amore della povera imperatrice che forse non se ne spaventava. Il Sigonio nel T. 11. del Regno italico, narra: che Martino Torriano, che andò nel 1148 coll’oste cristiana all’assedio di Mamiala, e stipite de’ Torriani di Milano, fu pure gigante, ma non dichiara l’altezza. Fulgoso nell’opera citata rammenta un altro scheletro trovato nelle montagne della Gallia narbunese ai tempi di Carlo VII lungo 30 piedi. Vincenzo BELVACENSE, Historia nat., ex lib. de natura rerum scrive, che nelle parti di occidente sulla foce di certo fiume, rinvennero il cadavere di una giovinetta, vestito di porpora, alto 50 piedi; forse l’avevano fabbricata per darla in moglie a Pallante. Più stupendo di tutti i giganti scoperti e da scoprirsi, è quello che mise in luce