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Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, I.djvu/8

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Per andare a Roma ha preso da Ravenna! Egli era tempo, che la smettesse di farsi aspettare. Osanna nei cieli!

Ed ingegnandomi di palesare con qualche atto esterno la intima esultanza accadde, che il mio teschio desse dentro a un ciottolo, e battendo si ruppe l’unico dente rimastovi su ritto, il quale fu rinvenuto poi essere canino, e ruzzolò per un quarto di miglio circum circa verso la volta della mia mandibola inferiore.

In compenso del teschio scemo di denti, ecco m’invase inresistibile l’agonia di prorompere fuori del sepolcro, e correre al miracolo nuovo, e da un pezzo aspettato, di vedere pesare quelli che pesavano, giudicare quelli che giudicavano, e se i pesi coi quali pesavano, le misure con le quali misuravano, e le sentenze con le quali giudicavano fossero trovate giuste per la mano degli Angioli al cospetto di Dio.

Per la mano dogli Angioli al cospetto di Dio, imperciocchè gli uomini non abbiano mai o saputo o voluto dare, come ne corre l’obbligo, dodici oncie per libbra. Essi lo hanno detto sempre, e non han fatto mai.