Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/103

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io solo; pazienza da capo! Quello ch’è stato è stato, e buona notte Gesù, che l’olio è caro. Ma tu, caporale, ricorda, che un giorno fummo fratelli e noi non ci possiamo nè dobbiamo odiare per aggradire altrui: ancora rammenta che finchè si ha denti in bocca, non si sa quello che ci tocca; e messo eziandio tutto da parte, tu guarda e giudica se ti sembra giusta, che durante il giorno io abbia a notare dentro un oceano di fuoco senza sponde e la notte per conforto giacermi su questa graticola, appetto alla quale quella di san Lorenzo era galanteria; deh! mi concedi che il giorno corrente almeno io possa spassarmelo a Firenze. — E l’Arcangiolo al Diavolo: — senti, io ti conosco migliore della tua reputazione e volentieri ti farei piacere, ma non mi vo’ mettere in compromesso; se mi prometti tornare stasera, forse chi sa ch’io non ti dessi licenza. — Dammela, caporale Michele, ch’io ti prometto quello che vuoi. — Da Diavolo di onore? — Da Demonio onorato. — Va dunque e bada a non t’impacciare in Firenze con donne: rammentati del tuo cugino Belfegorre201. — Questo non ti ha a importare: anzi ne dovresti sentire piacere; così tornerei all’inferno prima di mezzogiorno — rispose il Diavolo.

Il Diavolo allora, trovato un grandissimo cappello chinese guernito di cento mila sonagli, se lo mise in capo, sotto il mento