Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/156

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noscenza, che gli professo, devo dolermi di lui per due cagioni: la prima è di avermi descritto scorticato, la seconda di avermi apposto su le groppe l’ale. Scorticato, metto addosso ai cristiani raccapriccio e spavento, e pochi vi ebbero uomini cui bastasse il cuore di sostenere la vista di un Asino scorticato, mentre al contrario un Asino calzato e vestito gli è tutta altra cosa. In quanto all’ale poi io protesto recisamente che non mi si addicono, e comecchè nel nobilissimo municipio di Empoli da tempi remoti fino ai miei s’incocciassero a far volare i loro Asini, si conobbe a prova ch’egli era tempo perso; e gli uomini Empolesi hanno gittato via ranno e sapone in questa testardaggine di volermi mandare in alto a volo, non già nel lavarmi il capo. A tempo debito non mancai di avvisare gli Asini, badassero bene ad astenersi dalla superbia e stessero fermi a reputarsi Bestie essenzialmente quadrupedi; e chi mi diede retta se ne trovò bene.

Il mio Poeta incerto leva gli Empolesi a cielo per cotesto fatto cantando:

Ben mostran gli Empolesi aver cervello,
Quanto conviensi ad ogni Uom dabbene,
Che l’Asino mutar fanno in uccello,

Però con inestimabile amaritudine dell’animo in questa parte dal mio Panegirista discordo, e dico risoluto che può darsi benis-