Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/206

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copia sterile dei concubiti; lascio a lei il vanto infelice di avere fatto terribile la dolcissima fra le opere della vita con gli aneliti affannosi del gladiatore e col dibattersi disperato del naufragio; io mi tenni dentro ai cancelli messi dalla madre natura e me ne trovai sempre bene. Messalina moglie di Claudio, la infame femmina che, mentite vesti e capelli, ricercava notturna i corpi di guardia e ne recedeva all’alba rifinita, non sazia295; quella dessa che, vivente il marito, celebrò le nozze con Silio adultero e gli costituì la dota e trovò preti che alla inaudita infamia invocassero propizii gli Dei, quella dessa, io dico, udendo ricordare certa schiava di stirpe mercenaria, nobilissima tra le meretrici di Roma, con lei volle venire a certame e tutta intesa a sgararla, le riuscì riportarne la palma sostenendo nel corso di ventiquattro ore venticinque concubiti296. Procolo militando in Sarmazia così scriveva a Menziano: — Procolo a Menziano salute. Presi cento vergini sarmate; la prima notte dieci, e le altre dentro quindici giorni ho reso donne297. — Imprese coteste imperiali affatto, e comecchè laide, a Dio fosse piaciuto che i potenti della terra non ne avessero mai commesso delle peggiori.

Tre ricerche dobbiamo proporci nelle faccende della generazione, la copia dei figliuoli e la bontà loro; in secondo luogo