Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/117

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superata poi di scalata lo divorarono per la maggiore gloria di Dio458.

Finalmente questa ultima le supera tutte e tre. Ricordi lo imperatore Carlo V? Il sole nei suoi regni non tramontava mai, e siccome lo appetito viene mangiando, così li molti dominii gli misero fame del mondo intero. Quante battaglie ci sostenne, quante sconfitte con saldo petto durò! Nè ira di papi, nè leghe di principi avversi, nè furia di elementi lo atterrirono mai; e non pertanto (questo ad eterna memoria registrate nei vostri fasti, o Bestie) un Topo, dove tutte queste cose non valsero, un Topo bastò e ce ne fu d’avanzo. Mentre egli dettava nella reggia spagnuola lettere al principe di Borbone di assaltare Roma, ecco un Topo comparirgli sopra la tavola e fattosi campione di quella perla di papa Clemente VII, gittargli in faccia il guanto. Rabbrividì lo imperatore? però come cavaliere non potendo fuggire il debito rispondere alla sfida, trasse la spada, ma ahimè! e mano e spada tremavano come canne al rovaio. Fu sua ventura che accorressero i cortigiani a cavarlo d’impaccio, altrimenti, si ha per sicuro che sarebbe morto di spavento. — Se fossi stato pittore io Asino avrei dipinto il quadro di Carlo V imperatore spasimante della podestà universale sul mondo con la spada ignuda nella destra rimescolato per la presenza di un Topo e me lo sarei te-