Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/116

Da Wikisource.
114

cladi, ne bandirono gli abitanti, rodendo loro ogni cosa perfino il ferro, e vedilo in Teofrasto. Quest’altra è più bella: la giustizia eterna, che regnando Giove commise alle Furie di perseguitare Oreste in vendetta della strage materna; più tardi, mutato Dio, cangiaronsi i ministri e furono scelti i Topi per castigare Popiello, il re di Polonia, il quale non contento di avere ammazzato li zii faceva restare senza vino i frati Francescani del suo regno. I Topi pertanto, ereditati dalle Furie vecchie i flagelli viperirini e le tede accese, saltarono fuori dai cadaveri e lui, indarno dalle guardie difeso, divorarono. Quest’altra poi e più bella di tutte e due. Ottone arcivescovo di Magonza si dilettava, invece di soccorrere, mettere sul fuoco i poveri del Signore (a quello che pare anche tra gli Arcivescovi ci ebbero birbanti; rari........ ma ci ebbero, ai tempi antichi però). Il Signore, chiamato il maresciallo dei Topi, ordinò gli dichiarasse guerra implacabile, e non lo disse a sordo. Rosi in un attimo biancherie, arredi e piviali, l’olio bevuto, le farine, il grano, tutto insomma perfino le arcivescovili noci divorate; l’arcivescovo in fuga. Sbigottito, tra lui o lo inseguente nemico pone l’acqua, ricovrandosi in certa isoletta nel mezzo del Reno: pannicelli caldi! valicavano a frotte il fiume, nella Torre, che anche a’ miei tempi stava in piè e si chiamava dei Topi, lo assediano,