Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/133

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stiani, non esclusi i cattolici, qual Piccione grosso o vogli torraiolo levò la testa infortunata dal guscio che lui non dominasse fatale la costellazione dello spiedo? Ora, per volgare notizia sanno tutti, grande criminoso reputarsi nella Mecca colui che qualche Piccione uccidesse ovvero incarcerasse ed anche spaurisse, conciossiachè fosse di fede, tutta quanta la famiglia dei Piccioni discendere per linea diritta dal Piccione che fu celeste messaggero al profeta dei precetti di Dio477. Dove accadde pertanto il caso che sto per raccontare? Forse in casa al re Erode? O nel palazzo di Nerone od in quello di Domiziano o nelle cucine di Caracalla e di Eliogabalo? No, sire, no, bensì in quella di un prete; proprio nella canonica dei priore di San Simone: nè già i Fiorentini chiusi ormai al senso di misericordia si avvisarono demolirla, sconsacrarla e sopra l’area scellerata innalzare una colonna infame; al contrario passandovi davanti se ne andavano oltre senza pure badarla, quasi non fosse fatto loro. Tu già conosci il mio priore, gavitello politico che in mezzo alle tempeste galleggia sempre; cotesto suo ventre immane in parte somigliava all’antro di Caco, in parte no; in questo gli fu eguale, che ogni maniera Bestie precipitò là dentro, in questo altro dissimile, che nell’antro di Caco le Bestie ci entrarono a ritroso, e qui per ogni verso, ancora che Ercole dai