Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/134

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dai venne a capo di ricuperare gli armenti rubati dall’antro di Caco, ma non sarebbe riuscito col ventre del priore ch’era di natura di prendere molto e rendere poco ed a stento. In cotesta sua, non so s’io mi abbia a dire casa o caverna, vivevano due Oche, madre e figliuola pei costumi onesti e per ogni altra più cara dote dicevole ad Oche, tenute in buono odore da tutto il vicinato. Il priore fingeva avere messe loro addosso un bene pazzo, ed elleno semplicette con altrettanta svisceratezza lo ricambiavano, sicchè lui a letto, lui a mensa, lui perfino in pulpito accompagnavano, a mangiargli in mano senza sospetto avevano appreso, anzi, la figliuola, sospinta da certa sua giovanile baldanza, fino tra le fibbie delle scarpe attentavasi talora di beccolare le briciole. E sì che la pancia immane del priore avrebbe dovuto mettere qualche pulce in capo non dirò alla figliuola, ma alla madre, cui ormai, per essere di età matura, non doveva mancare esperienza di mondo nè notizia di girarrosto, ma entrambe lo udivano quotidianamente favellare tante mirabili cose intorno alla virtù del digiuno, che poverine! giudicarono per colpa del digiuno tanto si fosse ingrossata la pancia al priore. Il destino volle altresì (già quando uno nasce sotto cattiva stella accadono proprio tutte a lui)! che non lo vedessero mai mangiare, imperciocchè allora si sarebbero